Corrado Coccia, milanese, nato nel Maggio del 1971, ama definirsi “un cantautore surreale”. Muove i primi passi nel campo musicale prendendo lezioni private di pianoforte; prosegue poi gli studi presso il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. All’età di 12 anni compone il suo primo brano, senza conoscere né la musica, né il modo di scrivere un corretto italiano, ma capisce che questa è la sua strada. Dopo le prime esperienze di palco (tra cui il secondo posto al concorso “Milano Canta” al Teatro Nazionale di Milano) l’incontro decisivo con quella che diverrà la sua insegnante di canto e composizione, e “maestra di pensiero”: Susanna Parigi. Continua il suo lavoro di scrittura che, con il tempo, diventa più maturo e strutturato.
Un altro incontro che cambia la sua vita artistica e personale è quello con il circo Sterza, che darà una svolta anche al suo modo di intendere la musica d’autore. Da questa esperienza nasce un disco intitolato "Il circo di Mastrillo". Uno dei risultati più significativi è la vittoria al Festival di Castrocaro Terme nel 2009, nella sezione musica inedita, con il brano "Geronimo Mastrillo", a cui seguono un live presso gli studi RAI di Saxa Rubra e la convocazione nella Nazionale cantanti. Il suo secondo lavoro discografico, intitolato semplicemente "Corrado Coccia", del 2013, è co-prodotto con Danilo Minotti, direttore d'orchestra e chitarrista di Claudio Baglioni, e registrato con l’orchestra sinfonica di Roma alla Forum Music Village di Roma.
Sempre nel 2013, in occasione del S. Natale, esce un singolo dal titolo "L’attesa", anch’esso co-prodotto con Danilo Minotti, e con la partecipazione della pianista Sonia Vettorato e del clarinettista Marcello Noia. Con Pachamama di Roberto Arzuffi, ha pubblicato il suo terzo disco, "Chiaroscuro", i due singoli "Manchi" e "Per non perdersi nel tempo" e l'album " Santi e disfatti". Corrado si è cimentato anche nella scrittura letteraria. Ha infatti pubblicato un piccolo racconto natalizio, intitolato Con gli occhi di un bambino e la raccolta di racconti Micol e altre storie (Boopen), curato dalla poetessa Serena Vestene. Con Pluriversum ha pubblicato 'Santi e disfatti" liberamente ispirato al disco, con le foto a cura di Cosetta Frosi.
Nel mese di Marzo / Aprile 2021, uscirà con il suo quinto album in studio dal titolo " 3/4 d'amor " co-prodotto con Ornella D'Urbano pianista di Fabio Concato e non solo. Ornella ha infatti preso parte al " Pavarotti & Friends " accompagnando il compianto Maestro.
Questa sua nuova produzione, ha la peculiarità di essere un lavoro quasi interamente affidato a delle artiste donne. Ornella D'Urbano ( produttrice, arrangiatrice e pianista ), Giovanna Famulari al violoncello, Eliana Sanna, cantante italo-argentina; la poetessa scrittrice Claudia Gaetani uscirà parallelamente con un suo libro dal medesimo titolo del disco, ed infine la pittrice e scultrice Anna Redaelli, si occuperà della parte grafica del disco stesso. L'unico soggetto di sesso maschile sarà il voice over Paolo Balestri.
In occasione di questa nuova produzione, Corrado Coccia ha ottenuto le edizioni musicali di Crotalo Edizioni di Luigi Mazzesi.
Tutti i testi, dove non indicato diversamente, sono opera di Corrado Coccia
Rinchiuso in un bar di un’anonima strada
Vicino ad un porto lontano da Dio
Finestre appannate dal caldo e dal fumo
Col dito ritaglio un po' di realtà
Là fuori si intrecciano storie di vita
Amori passati e passaggi d’amor
Io chino e bevuto su un lurido banco
Ricavo risposte da un libro di Brecht
La legge dell’artista t’impone di sognare ti impone di morire
Ti lascia un po’ arrangiare se il mese è assai proficuo ci scappa
Un po’ di pane se no va bene uguale non vivo di mangiare
La legge dell’artista ti dice che magari è meglio se rinunci è meglio
Se rimani però la forza è troppa la forza di volare con la mia testa
In aria sperare e poi sperare…
Quell’ombra gigante città galleggiante
Che porta tra i mari migliaia di VIP
Vorrei sai salirci chiamarmi ‘800
Ma già ‘900 Baricco inventò
Io strano individuo di un mondo inatteso
Pensavo che fosse la storia di me
Invece la vita compagnia infedele
Mi ha dato un’incognita un luogo un perché
La legge dell’artista t’impone di sognare ti impone di morire
Ti lascia un po’ arrangiare se il mese è assai proficuo ci scappa
Un po’ di pane se no va bene uguale non vivo di mangiare
La legge dell’artista ti dice che magari è meglio se rinunci è meglio
Se rimani però la forza è troppa la forza di volare con la mia testa
In aria sperare e poi sperare…
Rinchiuso in un bar di un’anonima strada
Vicino ad un porto lontano da Dio
Finestre appannate dal caldo e dal fumo
Col dito ritaglio un po’ di realtà
La televendita non ha più etica
Ti si confonde in mezzo ad una scena epica
È come un botto, come la sete
È una qualsiasi frase fatta in bocca a un prete
La televendita non è romantica
È come un rutto o una scoreggia dentro a un cinema
Non è attendibile, sempre ti frega
Hanno venduta al buon Pinocchio due tasselli ed una sega
Ma un giorno questa mia televisione cambierà
E il vecchio prima o poi ritornerà
Ragazze che ballan col seno
Politici con il tutù
Ragazzi rinchiusi in un bunker
Per esser qualcosa di più
Che tutto abbia inizio ma a patto che prima
Ci arrivi lo “ spot “ in tv
La televendita è nevrastenica
Pensa di farci solo e sempre la morale
Se tu non cambi quel cellulare
C’è il serio rischio che ti mandino a cagare
La televendita sa di biologico
Spesso ti invoglia ad un bisogno fisiologico
Ma stacci attento non ti è permesso
Di addormentarti nell’attesa sopra il cesso
Ma un giorno anche l'Italia di Mastrota finirà
e il vecchio carosello tornerà
Ragazze che ballan col seno
Politici con il tutù
Ragazzi rinchiusi in un bunker
Per esser qualcosa di più
Che tutto abbia inizio ma a patto che prima
Ci arrivi lo “ spot “ in tv
Chapiteau colore fragola
A strisce gialle per sembrare un po’ più lucido
Il circo è piccolo ma la corolla è un faro
Gli interessati denaro nella mano
Chapiteau magie fantastiche
E bocche grandi per sembrare più ridicole
Un mago cerca di ingannare la sua dama
Ed un pagliaccio in equilibrio sulla lana
Nella volta stellata di tela
Vola un angelo blu
Con un nastro disegna una sfera
Mentre scivola giù
E quel tuffo carpiato e smodato
Lo riporta fin qui
Dove accenna quel passo di tango ed il clown con il cappello si unì
Sempre efficace il trucco velato e l’occhio blu
Risa sfiatate buffe cadute a testa in giù
Salti nel vuoto cerchi di fuoco acrobazie
Maghi e magie luccicanti paiette
Chapiteau Signori restino
Ed ecco il numero del cane sopra il dondolo
E segue QUELLO il più TEMUTO dei coltelli
E per finire quello assurdo dei piattelli
Un bambino stropiccia i suoi occhi
Mentre guarda lassù
Una fata con nastri di seta
Ed un rosso tutù
E quel tuffo carpiato e smodato la riporta fin qui
Per quell’ultimo applauso finale ed il piccolo circo partì
Dicono che in fondo a quella strada
ci sia un negozio piccolo che vende dei cappelli
ci siamo copri capi variopinti e di lamè
dicono che sopra lo scaffale
vicino a quel berretto militare
ci sia un cappello strano impolverato con la scritta all’incontrario
proprio sulla fascia blu
Geronimo Mastrillo
un nome da emigrante
un mago sedicente
un vecchio cappellaio Americano un po Italiano
che ti vende un sogno in più
Ora indossa quel cappello blu
sarà magnetico magari magico
e prima o poi ti vedrai
dentro una città fantastica cadere
senza farti male
troverai Sirene splendide
un vino nobile da condividere
e prima o poi lo vedrai
ad amarle tutte assieme riuscirai
Mr. Geronimo Mastrillo
è un pò come Barnum di quell’America lontana
per pochi spicci vende un’illusione una menzogna
insieme al suo cappello blue
di dice che sia solo un’esemplare
invece ne ha una serie tutta uguale
e dice che indossandolo si ferma l’orologio
ed il tuo giorno fortunato arriverà
Geronimo Mastrillo
un nome da emigrante
ma guarda come mente
ti vende solo fumo
ed anche il fumo che ti vende prima o poi
ti aiuterà .... se crederai
Io aggiusto gli orologi da 30 anni
Rinchiuso dentro a questo sgabuzzino
La luce stenta quasi a illuminarmi
Proviene solo da quell’occhiolino
Che ingigantisce questa vite piccola che poi mi cadrà mi cadrà
Io aggiusto gli orologi da 30 anni
Sto sempre un po’ da parte qui in bottega
Nessuno si interessa del mio tempo
Ma il tempo che ci metto ad aggiustarli
Nessuno poi ci pensa alla mia vista che tra un po’ calerà, calerà
Come per incanto tutto si ferò il silenzio scese nulla si spostò
E ticchettando il tempo musicò
Quel cù-cù non perse il tempo mai e la pendola fischiò
e la bottega ormai divenne un gran salone di Versailles
L’orologio di M. Dupon quanto tempo mi costò
È adesso che è guarito il suo canto non è piu’ un guaito
Ma stai attento a non sudare da domani tu dovrai suonare ancor
Io aggiusto gli orologi da 30 anni
Il mio negozio è tutto scricchiolante
Ma il piccolo cassetto degli attrezzi è pieno di miracolanti oggetti
E allora per incanto il capo pendolo accordò gli orologi da taschino tutti in DO
Come per incanto tutto si fermò il silenzio scese nulla si spostò
E ticchettando il tempo musicò
Tommy lascia andare l’aquilone
Con al pioggia o con il sole l’aquilone starà tra le stelle e una corda
Stretta forte al ditino altrimenti chissà
Tommy metti in moto il tuo triciclo
Corri come un pilota e la strada sarà
Piena di caramelle che non fanno mai male della forma che vuoi
Come dentro a una favola muri di sole nuvole
Dentro a una scatola magica andrai e mille gnomi più buffi che mai troverai
Mostri che lottano insieme per fare del bene
Soldatini che sparano munizioni di zucchero per te
Una corona di stelle sarà la tua strada
Per restarci un po’ in bilico come quando si scivola un po’
Tommy troverai tante fate
Più di mille stellate tante bolle farai
Ed un pesce pagliaccio che ti spruzza un abbraccio il più forte che c’è
Come dentro le favola mani solo per coccole
Dentro a una scatola magica andrai e mille note più buffe che mai suonerai
Tommy sarà pure banale ma mi viene da pensare alla faccia che avrai
Quando scoprirai un uomo che ti dedica un verso
Piano piano piano il mio strumento musicale
Ed io lo suono piano come il fumo di una sigaretta
Che esce piano piano dalla bocca con la voce
Che pian piano scende fino a quelle note basse
Basse basse basse son talmenti gravi
Gravi come il fatto che i poeti non si leggon quasi più
Anche questa vita corre un pò verso se stessa
Tanto da distrarsi verso chi cammina piano piano
Come i tasti bianchi e neri del mio pianoforte
Anche se per me i colori sono tutti uguali
Son talmente uguali che li scambio molto spesso
Tanto che le note io le sbaglio come tutti i testi miei
Se corri mai saprai il giorno che sarà
Perché se corri andrai nel giorno che verrà
E allora scendi piano quelle scale anche un incontro occasionale servirà
Per dare a te la giusta idea che è meglio un cenno che una frase detta mai
E anche durante quel tuo spogliarello ti prego fallo piano piano più che puoi
La lingerie fa un po’ di più se scende piano piano piano fin laggiù
Piano piano piano forse è meglio guidar piano
Anche perché quei paesaggi sono più gentili
Come è più gentile questa neve che pian piano scende e si deposita sul grigio di Milano
Piano piano come quando bevi il Marzemino che rallenta tutto ed i rumori non li senti quasi più
Se corri mai saprai il giorno che sarà
Perché se corri andrai nel giorno che verrà
E allora scendi piano quelle scale anche un incontro occasionale servirà
Per dare a te la giusta idea che è meglio un cenno che una frase detta mai
E anche durante quel tuo spogliarello ti prego fallo piano piano più che puoi
La langerie fa un po’ di più se scende piano piano piano fin laggiù
Piano piano piano forse è meglio guidar piano
Anche perché quel paesaggi sono più gentili
Luna che scende pian piano e deposita il chiaro sul letto del mare
Sembri la scena di un quadro nemmeno Monet dipingeva così
Tanti bambini con il naso all’insù per guardarti mille poeti ti cercano per bestemmiarti
Il tuo colore su noi strano pensare che il sole lo incontro più spesso di te
Luna che servi all’estate per far della spiaggia qualcosa di più
Servi alle scale se manca la luce e tu crei un’atmosfera sinistra
Come in un film di Fellini tu illumini Roma e ti fai largo tra nebbie che ovattano i suoni
Ogni presente sarai strano pensare che il mondo ti vede così come qui
Tu che ci stai accanto veglia su noi solo per te le maree si ritirano un po’
Tu che ci dai un quarto della tua scia forse anche il cielo si è preso un po’ gioco di te
E se il tuo sole inviterai lui non tramonterà
Luna che servi ai pittori per metter su tela colori gentili
Luna si narra di te che servisti da musa per ladri e assassini
Cento miliardi di stelle ti danzano intorno e ti fai bella o nascondi il tuo viso se piove
Il tuo colore su noi bello pensare che specchi il tuo volto su pozze e maree
Luna di notte mi sembri una donna vestita di pizzi e merletti
E all’albeggiare una madre gentile che piano ti viene a svegliare
Corda tesa fino a terra
È il segnale della fine
Fino a che la fine inghiottirà quello che c’è
La mia sagoma allungata
Da una luce proiettata
Ed un pianoforte che racconta un po’ di me
Spero che un giorno possa anch’io capir la differenza
La diversità tra il sogno il sogno e una realtà
Corda tesa fino a terra
È il segnale della resa
Rendo a chi mi ha dato in cambio un po’ di tempo in più
Questa grande messa in scena fu per me una storia vera
Fu un regalo a chi quel giorno un giorno si donò
E piano piano un sogno si trasforma in vento e il vento
Accarezzerà la vita e quello che mi da
Che ci da
Spiegherò per voi la mia vela del rimpianto
E sarò così a mani nude col mio canto
Io senza di voi non avrò una via di scampo
Brivido sarà quando s’alzerà l’applauso
Corda tesa fino a terra lo spettacolo è alla fine
Chiudo stretto al cuore quel che è stato e non c’è più
Scalpettio veloce e stretto un abbraccio un bacio e un patto
Di trovarsi ancora se una replica sarà
E piano piano tutto si addormenta e vedi il vuoto fuori e dentro te
Ma un sogno il sogno quello c’è quello c’è
Spiegherò per voi la mia vela del rimpianto
E sarò così a mani nude col mio canto
Io senza di voi non avrò una via di scampo
Brivido sarà quando s’alzerà l’applauso
Corda tesa fino a terra
È il segnale della fine fino a che la fine inghiottirà quello che c’è
I ricordi per starmene sveglio di più
questa notte è Natale
e la neve riveste le case
e si appoggia gentile
c'era un cane di pezza che abbaiava per finta
una giostra a cavalli che andava su e giù
ecco un altro Natale
la ricordo con quel carillon che suonava sublime
l'ingranaggio si è rotto resta solo il colore
e l'attesa si sciolse su comignoli e chiese
sopra treni e le attese
sopra le luce dei tram
sopra piccole case
di campagne assonate
sopra liete serate
che non finiscono mai
notti di mille candele di mille orologi a cucu
notti di lunghi sermoni di mille occasioni per starmene sveglio di più
l'organetto meccanico a ruote sarà
una storia fatata
e da dietro quel mantice giallo uscirà
una faccia truccata
e una mano protesa per lasciare due spicci
e l'attesa si sciolse su vestiti e sorprese
sopra mance inattese sopra le sedie dei bar
su mercati addobbati di lucine e primizie
su conventi e novizie
e sopra a una giostra che va
notti di mille candele di mille orologi a cucu
notti di lunghi sermoni di mille occasioni per starmene sveglio di più
una giostra a cavalli che andava su e giù
ecco un altro Natale
Spensi il lume e scese il buio dentro casa
Sopra storie di follie
Cadde per coprire scritte luminose
Sopra ingiurie e dicerie
Scelse di oscurare la mediocrità
Spensi il lume e scese il buio nei cortili
Sopra libri di poesie
Sopra le città di porto sempre accese
Sui parcheggi e ferrovie
Scelse di adombrare la sinuosità
Scelsi te , solo te per sentirmi vivo
Grazie a te, solo a te scrissi e fui furtivo
Rovistai tra i versi dei poeti misi in rima solo i miei segreti
Scelsi il chiaro scuro per sognare una vita a colori
Scelsi i tuoi colori e disegnai una storia d'amore
Non seppi fare di più , non seppi darti di più
Spensi il lume e scese il buio nelle scale
Sopra grandi bramosie
Cadde sopra notti illune o illuminate
Sopra calde trattorie
Scelse di oscurare la fragilità
Io ti amai, poi ti usai come la memoria
Grazie a lei, solo a lei scrissi un'altra storia
Nella refurtiva dei poeti ci trovai persino i miei segreti
Scelsi il chiaro scuro per sognare una vita a colori
Scelsi i tuoi colori e disegnai una storia d'amore
Non seppi fare di più , non seppi darti di più
Scelsi il chiaro scuro per sognare una vita a colori
Scelsi tra i colori e disegnai mari e macchie di sole
Non seppi fare di più non seppi darmi di più
Tuoni di continuo e lontani
Lampi becchi gialli e silenti
Lunghe notti piene di birre e Cointreau
Bacio un preludio all’amore
Letti freddi e pronti al calore
Prede conquistate nel buio dei bar
Stanco il ronzio dentro il frigo
Notte in casa
Notti nere di cenere e di nostalgie
Notte a rischio
Notti di sparatorie sirene e follie
Notte svegli
Nell’ovale dell’ombra la tua leggiadria
Notti in grembo
Nove mesi di notti di attese e magie
Ciechi maledetti poeti
Chiusi dentro stanze e segreti
Tango col vestito più sexy che c’è
Ombre si rincorrono lunghe
Larghe che trasformano i volti
Stanze prese ad ore e l’amore non c’è
Urla soffocate dal caldo
Notte in casa
Notti nere di cenere e di nostalgie
Notte a rischio
Notti di sparatorie sirene e follie
Notti svegli
Nell’ovale dell’ombra la tua leggiadria
Notti in grembo
Nove mesi di notti di attese e magie
Tuoni di continuo e lontani lampi becchi gialli e silenti
Notti a letto
Per scambiarsi l'amore e per dirsi bugie
Botti a rischio
Botti di fuori serie spaventi e follie
Botti svegli
Per contare le stelle e portarsele via
Notti giuste
Per sentirsele addosso e sentirle di più.
Scrissi poesie frasi d’amore
grandi bugie le misi insieme
poi te le mandai in inverno
per scaldarti appena un po'
le chiudesti in un cassetto
per la troppa gelosia
io ti aprii il mio cuore casa mia
scrissi per te dolci poesie
poi ti mandai pagine bianche
disegnasti a china un sogno
colorai e sognai con te
fu come baciarti in Francia
dentro a un quadro di Chagall
tu mi apristi il cuore casa tua
a un passo verso il sogno
un sogno giusto a un passo tra di noi
scendeva muta e lenta
la neve disegnò quel passo a due
noi ballammo un vecchio Fred Astaire
io dentro a una stanza vuota e tu
fuori con tutta la città
fu furtivo e breve il nostro amore
come i colori di Novembre
poi venne Natale e ci scambiammo frasi infiocchettate
poi partimmo senza meta e sbagliammo anche la strada
noi piccole risposte al cielo
noi piccole risposte al cielo
noi piccole risposte al cielo
lessi poesie frasi d’amore
grandi alchimie fu il temporale
che mi ricordò l’abbraccio
il riparo e poi l’addio
calde notti e freddi inverni
l’imprudenza e la follia
io sarò l’inganno e la magia
udimmo solo il vento
il giorno in cui stringemmo il patto a due
un tempo squadernato quel passo scoordinato
e quell’idea di ballare un vecchio Fred Astaire
Madame Dubois veste sempre di rosso fuoco
Sguardo volgare rossetto sbavato profumo dolciastro d'oriente
Caffè chantant de Paris
Tu sei la stella tra tutte le stelle
Madame Dubois veste sempre di rosso fuoco
La gonna stretta trasforma i suoi passi in piccole mosse costrette
Foulard di seta e champagne
Quel giusto tocco di charme tacchi a spillo
Viaggia sempre con l'autista e scende da macchine blu
Traballante su due piedi va all'ingresso del bar
Viola in faccia dalla rabbia chiede due carte al Croupier
Sempre ostenta la sua mediocrità
Ma poi c'è lui che ti canta canzoni d'amor
Con il piano rapisce il tuo cuor
E lo porta via
Poi ci sei tu svesti i panni volgari che hai
Cautamente ti muovi per lui
Lo conquisterai
Madame Dubois veste sempre di rosso fuoco
La gonna stretta sgualcita traspare non e' che un volgare segnale
Caffè chantant de Paris
Tu sei la stella tra tutte le stelle
Spende e spande strilla e beve non ha mai cura di se
Non rinuncia se e' ubriaca e va fino al banco del bar
Viola in faccia dalla rabbia gioca sul numero tre
Punta tutto sulla mediocrità
Ma poi c'è lui che ti canta canzoni d'amor
Con il piano rapisce il tuo cuor
E lo porta via
Poi ci sei tu svesti i panni volgari che hai
Cautamente ti muovi per lui
Lo conquisterai
Caffè chantant de Paris
Tu sei la stella tra tutte le stelle
Il treno per Parigi sosta sul binario sei
E parto la vigilia di Natale per sentirmi meno solo
Non amo la nouvelle cusine
Ma ascolto Charles Trenet
E spesso il mio compagno di bicchiere e' un buon libro di Beaudelaire
Ascolto l'Accordeoniste nella versione di Emer
E au dessous de la Sen
Io vorrei dirti je t'aime
Il treno sfreccia in fretta e taglia l'aria che mi gela in faccia
Ed io rinchiuso dentro al mio cappotto a Gare de Lion
Due chitarristi manouche
Una danseur de claquette
Il tuo vestito sul blu
Con fiori bianchi e paillettes
Mi han detto che su quelle strade grandi vive quello strano mago col cappello bianco e nero
Parigi e' una città di moda e lusso mi ci vuole giusto un mago per sentirmi come a casa
Ti prego non portarmi al ristorante
Per dirmi che mi ami per davvero
L'amore e' un piatto da gustare piano fino all'ultimo cucchiaio
La notte parigina stende un velo sui miei occhi
Ed il rumore muto della neve sull'arc de Triomphe
Io chiedo al buffo mago di portarmi giù una stella
E di ridarla al cielo quando il cielo saprà un po' di noi
Mi chiedo come si può
Amarti solo a metà
Amarti solo di notte
Per risentire un profumo
Mi han detto che su quelle strade grandi vive quello strano mago col cappello bianco e nero
Parigi e' una città di moda e lusso mi ci vuole giusto un mago per sentirmi come a casa
Ti prego non portarmi al ristorante
Per dirmi che mi ami per davvero
L'amore e' un piatto da gustare piano fino all'ultimo cucchiaio
Lo sai di te mi piacciono quelle buffe smorfie che tu fai allo specchio quando ti prepari
Mi piace invece meno quando sfoggi quelle scarpe così alte che mi sembri un trampoliere
Lo sai non sono certo un grande esteta mi vesto giusto per uscire di casa
Mi vesto giusto per uscir di casa insieme a me
La notte di Milano stende un velo sui miei occhi
Ed il ricordo muto della neve
Su gare de Lion
Spero che anche tu possa capire quanto è brutto il mio avvenire quanto
è brutto respirar l’aria viziata di un falso poeta che scrive per farsi
ascoltar
Apro ignaro come un notiziario il giorno sgrano il mio rosario e torno
presto alla realtà queste lancette mi stanno un po' strette vorrei rigirarle
di là
Passo in fretta le persiane chiuse a notte forse sono strane rotte per
scappar da te amo soltanto il richiamo del vento le insegne appannate
dei bar
Lascerò che tu possa scappar dai miei guai non sono l’uomo che pensavi
ma sarò chi ti potrà donar la realtà per poi farmi scappar
Questo mio male di vivere sai è il ricordo dei giorni che ormai non ci
son più
Io che mi espongo mi esprimo e mi spio tra il silenzio e il baccano di
un dio che vorrà un poì starmi ad ascoltar
Nego i paradisi offerti dal richiamo degli esperti ho pregato e chiesto
ad ogni età di proiettarmi in un mondo diverso lontano da questa realtà
Riesco a malapena ad arrossire poi mi trovo ad imbrunire come questa mia
città fatta di strade interrotte e mignotte costrette alla nostra pietà
Cerco quindi un posto più indicato che non sia un supermercato e neanche
l’università per ricercare me stesso ed il resto del mondo ed il tempo che va
Lascerò che tu possa incontrar tra il via vai lo sguardo mio che vuol
fuggire
prendilo e non farlo scappar io son qui per starti ad ascoltar
Questo mio male di vivere sai è il ricordo dei giorni che ormai non ci
son più
Io che mi espongo mi esprimo e mi spio tra il silenzio e il baccano di
un dio che vorrà un po' starmi ad ascoltar...
Giunsero suoni dai venti del sud
L'aria annientò la follia
Tutto si perse e il ricordo sbiadì come un discorso a metà
Tolsi lo sguardo dal quadro che tu, tu dipingesti per me
Giunsero suoni dai venti del sud
L'arida terra chiamò
Dolci profumi di mandorlo in fiore aspro sapore di gelsi
Io ti fissavo se stavi con te dietro una vecchia finestra
Brucia il sole e assale vecchie case e masserie
Stanco il tuo corpo dipinto in un bianco chiffon
Vento che spira da sud tra i capelli e i cappelli e che sprona una prua
Echi di venti da sud su una terra promessa e promesse lasciate e metà
Giunsero suoni dai venti del sud
La meridiana segnò
L'ora più calda e il frinire coprì quel tuo dolcissimo canto
Aspro il sapore del sale leccai sulla tua spalla scoperta
Stanchi pomeriggi silenziose ferrovie
Notti di aromi e toscani fumati a metà
Vento che spira da sud tra i capelli e i cappelli e che sprona una prua
Echi di venti da sud su una terra promessa e promesse lasciate a metà
Giunsero suoni dai venti del sud
L'arida terra chiamò
Io ti fissavo se stavi con te
Dietro una vecchia finestra
Ti suono una fiaba vicino al camino
così le parole ti scaldano il cuore
Ti suono una fiaba pensando alle stelle
così ti potrai ricoprire di quelle
Ti suono una fiaba così tutta uguale
almeno al risveglio la puoi ricordare
la suono pian piano in punta di ali
un volo leggero tra mille gabbiani
da qui non me ne andrò fino a che tu chiuderai gli occhi
Ti suono una fiaba che narra di un vento
che soffia leggero e ti spinge lontano
Ti suono una fiaba che sembra una nenia
oppure è una nenia che suona da fiaba
Ti suono una fiaba di mille colori
da quello più tenue a quello del sole
Ti suono una fiaba giocando coi versi
lo vedi anche i grandi sono come i bambini
da qui io me ne andrò solo se tu chiuderai gli occhi
Ti suono una fiaba adesso è già tardi
è meglio che spegni la luce del sole
Giù verso bassi bruni stagni mi trascinerai
il cuore trepida se manca un’anima
Io ti ascoltai ma i passi altrove si diressero
per non sentire più la tua severità
manchi come ad un foglio un tratto fitto
manchi che sei una fitta inflitta e uno spavento in più
parlasti ai miei silenzi e li lasciasti liberi
il cuore ludico divenne nobile
manchi come alla rondine il suo cielo
manchi come al tramonto la sua luce blu
tu fosti come le serate con le stelle
tu fosti i chiaroscuri miei
ed un Natale senza luci e senza renne
è quello che festeggerò
tu fosti un rivolo di fresco per la sete
la nebbia fitta di quaggiù
che attraversammo come i matti a fari spenti
fu un rischio viversi di più
su verso cieli smarginati mi sorreggerai
per non sentire più quella vertigine
tu fosti il solo che mi lesse le metafore
senza dipingerle come nevrotiche
manchi come ad una storia un lieto fine
manchi come al perdono il dono della libertà
giù verso bassi bruni stagni mi trascinerai
il cuore trepida se manca un’anima
Un giorno Petrolini
con la sua scrittura astrusa
mi disse scrivi un verso e facci star pure le fusa
Ma io non son Gastone sono solo un buontempone
che scrive pezzi in Do che fanno rima con amore
ma un giorno anch’io navigherò tra parodie e caricature
aneddoti e avventure di teatro e di caffè
tra inghippi ghiribizzi impicci e intrichi senza fine
vorrei farti capire che io t’amo da impazzire
ma odio fortemente dirlo in riva a quel paesaggio
dicendo che i tuoi occhi sono come un bel miraggio
se invece a te non di delizia o non ti sfizia o non ti vizia
cercatene un’altro che ti dica
sei proprio una gran bella ragazza fatta per me
oggi sembri più bella
ma dai ! vieni a prenderti quello che vuoi
piazza affari oggi ha fatto un bel +
ma guarda questo pirla come vuole conquistarti
non è che un faggio a Maggio e allora ! lascialo coraggio !
sulla bilancia metti il vantaggio e lo svantaggio
se pende sul vantaggio torna indietro sono un saggio
ma un giorno anch’io navigherò tra frasi fatte o ancor da dire
tra grettezze e tenerezze precedentemente in mente
io sento che la voglia di fuggire assai mi assale
non è che è allora il caso che decida di scappare
ormai mi hai soffocato coi tuoi riti e coi tuoi miti
degli uomini tu guardi solamente i tricipiti
se allora a te non ti delizia o non ti sfizia o non ti vizia
torna da quel pirla che ti dice
sei proprio una gran bella ragazza fatta per me
oggi sembri più bella
ma dai ! vieni a prenderti quello che vuoi
piazza affari oggi ha fatto un bel +
Per non perdersi nel tempo
Fu a quel tempo che parlasti
Gli chiedesti di invitare
Anche il vento di Maestrale
A soffiarci sulle ali lieve e tenue il volo a due
Per non perdersi nel tempo
Tu mettesti in mostra il viso
Disegnandoti un sorriso
Fu il sorriso che svelò
Raccontò della tua gioia ora io la sento in me
Tu fosti un quadro con un colore in più
Fosti una scia nascesti coi colori ruggine
Fosti un quaderno con scritta una poesia
La bramosia di oltrepassare il muro del silenzio
Per non perdersi nel tempo
Ti dicevano d'esser ghiotto
Di prelibatezze e vita
Anche dentro la " 18 "
Fosti gli occhi di tua madre e la forza di papà
Per non perdersi nel tempo
Tu chiedesti tempo al vento
Gli chiedesti di soffiare sulla moto per volare
Fosti sempre un fiume in piena quando il guado si svuotò
Tu fosti un quadro con un colore in più
Fosti una scia nascesti coi colori ruggine
Fosti un quaderno con scritta una poesia
La bramosia di oltrepassare il muro del silenzio
Nulla non fu mai
Tutto ti stupì
Uccidesti il pianto col sorriso
Nulla non fu mai
Tu volasti via
Ci donasti il tempo per non perderlo
Tu fosti un quadro con un colore in più
Fosti una scia nascesti coi colori ruggine
Fosti un quaderno con scritta una poesia
La bramosia di oltrepassare il muro del silenzio
Per non perdersi nel tempo
Mi passasti il testimone
Di sentirmi stretto al cuore sia tua madre che papà
Terra beata divenne terra bruciata
Ferite e gambe dolenti
Latenti odio e lamenti
Oranti i suoi avvoltoi
Adorne anime
Fu pioggia di lassù
Di calde lacrime
Che non scottarono
Ma dissetarono
Chi si fidò
Chi seguì il suo viaggio
Un viaggio lo aspettò
Ed egli spezzò il pane
Il corpo suo
Fu lambito il cuore
E il cuore bisbigliò
Parole di serenità
Terra beata divenne terra bruciata
Ferite e braccia dolenti
Esili forze carenti
La croce di lassù
Fu una metafora
Fu il volo che spiccò
Quel corpo esanime
Fu inarrestabile
Quel fiato flebile
Che si scusò
Chi seguì il suo viaggio
Un viaggio lo aspettò
Ed egli spezzò il pane
Il corpo suo
Fu lambito il cuore
E il cuore bisbigliò
Parole di serenità
Sembrava troppa l’acqua
Sembrava troppo il mare
Per farlo stare tutto
In quella buca stretta
Scavata con le mani
Lo sguardo in su
E gli occhi al cielo
E il cielo che risponderà
Cercai una prova un segno
Solcai una via
Il tempo non bisbiglia ti parlerà
Ci fu quel medico che disse senza dire
A lui si rivelò così
Se credi al vento già vuol dire un pò volare
E il cielo si colorerà
Eterna verità
O vera carità
O cara e bella eternità
Invano gli empi soffocarono le gioie
Ma fu perdono e libertà
Visioni chiari o visi
Schiariti dalla luna
Un dono questa sua beltà
Sembrava troppo il sale
Portato da quel mare
Per farlo stare tutto
In quella grande storia
Plasmata coi suoi sogni
Lo sguardo in su
Il sogno è un suono e un segno
Che risponderà
Trovai una scritta in cielo
La ricalcai
Il calco delle mani
Sorreggerà
Ci fu quel medico che disse senza dire
A lui si rivelò così
Se credi al vento già vuol dire un pò volare
E il cielo si colorerà
Eterna verità
O vera carità
O cara e bella eternità
Invano gli empi soffocarono le gioie
Ma fu perdono e libertà
Visioni chiari o visi
Schiariti dalla luna
Un dono questa sua beltà
Si interruppe in lei
La luce che fu la sua via e poi seguì
Quello scintillio visioni e un viso
Eterno verbo
Fu una carezza sul cuor
Fu una piuma dentro il setaccio che non cascò
Musica inaudita dogma di Dio
Note leggiadre leggere
Mistica lingua segreta e poesie
Fede divini tremori veri
Nugole di foglie
Figli veglie i sogni suoi che lei seguì
Fu lo sfolgorio visioni e un viso
Eterna gloria
Fu una lusinga d’amor
Fu una piuma dentro il setaccio che non cascò
Musica inaudita dogma di Dio
Note leggiadre leggere
Mistica lingua segreta e poesie
Fede divini tremori veri
Si interruppe in lei la luce che fu la sua via
E poi la seguì
E poi la seguì
Nell’ombra del Verbo
La luce d’un tratto salì per me
Fu torcia nel vento fu pace
Per chi dubitò
Fu un cielo pieno di parabole
Su un fresco mare di salsedine
Fu l’orizzonte che si strinse a sé
cromatizzando la beltà
Il fianco ferito
Mi diede la prova di te Gesù
Mi prese la mano
Svelando il mistero di sé
Fu un cielo pieno di parabole
Su un fresco mare di salsedine
Fu l’orizzonte che si strinse a sé
cromatizzando la beltà
Orfani in cerca di dolci carezze
Buone preghiere da spargere un pò
Giochi di bimbi a rincorrere il vento
Solo col sole l’amore si può
Santo di gioia o divino giullare
Quello che sono lo dedico a te
Mi desti il fuoco per essere fatale
Mi regalasti la felicità
Quella stella mi ha guidato
Non cercai la vita eterna ma ci sperai
Chiusi dentro quattro mura
La gaiezza di riunirsi e pregare per te
Sguardi appassiti recisi dal tempo
Mani operose e fu il rifiorir
Giochi di bimbi a rincorrere il vento
Vanto sentire l’ebrezza arrivar
Quella stella mi ha guidato
Non cercai la vita eterna ma ci sperai
Chiusi dentro quattro mura
La gaiezza di riunirsi e pregare per te
Non volle un Re volle una via
Non fu una sposa dai capelli sciolti
Non fu una Dea per il suo Dio
Ma fu l’unguento per quei piedi stanchi
Lei portò con sé
La croce ai piedi della croce stette
E scelse la sua litania
Il bacio che lei diede e ricevette
Fu un volo di gabbiani tra le vette
Il gelido del vento sussurrerà
Il giorno in cui la croce si spogliava
Il figlio del Signore risorgeva lì
Dentro di lei
Percorrendo i passi suoi
Non volle a sé quell’eresia
D’essere derisa e con nessuna colpa
Pregò per lui soffrì per lui
Fu il suo costato scrigno e fu l’altare
Lei sentì per lui
Le spine strette e strinse a sé le spine
E quell’altura si spianò
Il bacio che lei diede e ricevette
Fu un volo di gabbiani tra le vette
Il gelido del vento sussurrerà
Il giorno in cui la croce si spogliava
Il figlio del Signore risorgeva lì
Dentro di lei
Percorrendo i passi suoi
Camminar sul velo d’ombra senza alcuna direzione
Fu come sentirsi addosso gli occhi per la nudità
Fu un naufragio dentro il mare pieno d’acqua da non bere
Il timore di parlare al cielo verso il suo mistero
Non fu mai desta questa richiesta ma una luce avrai
Trasparirono i tuoi occhi
E vidi dentro di te
Le stelle gelide fiammelle
Eterni doni di Dio
Fu il giorno che dentro il tuo sguardo
Il mare fu smeraldo e il cielo padre del disgelo
Voce del vangelo
Occhi chiusi per guardare l’invisibile colore
Occhi aperti per scacciare tutta quella oscurità
Occhi fonti silenziose occhi trame misteriose
Per guidarci fino in fondo insieme verso un grande credo
L’amore brilla senza una stella se una luce avrai
Figlia di Acheloo tu sei nata da gocce di sangue
Figlia funesta di Dio mesta regina di cuori
Mi imprigionasti e scappai
Mi riprendesti ed amai
Fui come Ulisse e lasciai sparse tra rocce sconnesse
Le mie speranze e ascoltai canti di false promesse
Labbra carnose baciai
Morsi il tuo frutto e scappai
Senza di te fu abisso
Io fui per te un gusto
Negli occhi miei i tuoi seni
Sinuosi fiori acheni
Io mi rifugiai dentro di te
Fu come un vento caldo che mi accarezzò
Tu canto di seta morte mia
Corpo di fata a squame che mi conquistò
Figlia di Acheloo tu sei lunghi capelli bagnati
Caddi in miseria ed amai occhi magneti stregati
Persi le perle e cercai
Tracce di te tra i miei guai
Fui come Ulisse e legai strette le mani al timone
Io fui tentato da te ma ripiegai l’aquilone
Colsi i tuoi baci e abbracciai
Quello che non ebbi mai
Senza di te l’eclisse
Piansi per te nascosto
Negli occhi miei i tuoi occhi
Mi soffocò il tuo gusto
Io mi rifugiai dentro di te
Fu come un vento caldo che mi accarezzò
Tu canto di seta morte mia
Corpo di fata a squame che mi conquistò
C’è una virgola in mezzo alle stelle una pergola il cielo sarà
Gli occhi verdi son fari e binari venti australi lunari maree
C’è il frastuono dell’urlo mediatico la dottrina e la sua nobiltà
C’è la bruma e il chiarore salvifico di chi è complice e deve scappar
C’è la pioggia che cade metodica mono tonico il suo tintinnio
Per gli amanti diventa melodico una spada se bagna un’addio
Mani operose storie amorose quello che c’è sta qui
Corpi setosi frutti succosi quello che c’è sta qui
Forse la vita è un’altare colmo ed adorno di sole
Torte imburrate noci sgusciate quello che c’è sta qui
Braccia accoglienti per i perdenti quello che c’è sta qui
Vivere infondo è campare senza per questo bruciare
C’è il lavoro poetico e nobile quell’ignobile labile idea
Quell’ossimoro acerrimo effimero che non viene e ti manda in apnea
C’è quel libro piegato nell’indice il silenzio e la sua dignità
Quotidiani nostalgici e ipocriti che davvero non san con chi star
Mani operose storie amorose quello che c’è sta qui
Corpi setosi frutti succosi quello che c’è sta qui
Forse la vita è un’altare colmo ed adorno di sole
Torte imburrate noci sgusciate quello che c’è sta qui
Braccia accoglienti per i perdenti quello che c’è sta qui
Vivere infondo è campare senza per questo bruciare
Cogli il frutto dal ramo dell’albero non cercarlo laddove non c’è
Questa vita si vive in un attimo
Cogli l’attimo e fallo per te
Vivi ciò che il mondo ti darà
Non pensare che sia una trappola
Anche da un anfratto ne uscirai
Con l’audacia di chi non molla mai
Anche in sofferenza e malattia
Sei tua
Scrivi quando il mondo piangerà
La parola è già la rinascita
Ama il giorno in cui non amerai
Solo se non c’è puoi raggiungerlo
Anche senza un poco di allegria
Sei tua
Ama le rose con le spine che graffiano il cuore
Durano un soffio e poi non potrai più
Volano via foglie e figlie
E fatui fuochi blu
Tu resta qui presta gli occhi a chi non ce la fa più
Placa la rabbia del cuore turgido segno d’amore
Quando la tempesta passerà
Le rovine tue non contarle mai
Sboccia come un fiore di utopia
Non risorgere senza petali
Anche senza un verso o una poesia
Sei tua
Ama il fragore che precipita dentro al silenzio
Troppo silenzio è malinconia
Ama quel lento meccanismo del tempo che avanza
Amalo perché poi non potrai più
Credi sempre in te che tu sia a caccia o preda
Spiegati il perché il vuoto non è un veto
Forse è solo un universo dissipato nell’oziosità
Credi agli occhi tuoi perché sono specchio e stelo
Di una rosa che senza dolersi duole
Lo schiamazzo è un microcosmo spesso sparso nell’oscurità
Credi in te al chiaro di un albore
Al tuo Dio che nacque per morire
Credi alla bellezza della luce che ti scalderà
Credi alle poesie sparute calie spoglie
Credi alla follia il folle sogna desto
Ubriaco matto ardente si ritrova in clandestinità
Credi all’utopia all’avaria del cuore
Non legarlo mai non darlo a un aviatore
Per gestire l’atterraggio ci vuole zelo e un gran coraggio in più
Credi in te al chiaro di un albore
Al tuo Dio che nacque per morire
Credi alla bellezza della luce che ti scalderà
Credi in te e credi a un temporale
Che ruggì solo per farsi un pò sentire
Credi a quelle storie che nessuno ti racconterà
Credi in te allo scader del tempo
Che arrivò sgarbato sopra un contrattempo
Credi alle lusinghe di un amore che ti ingannerà
Credi in te ad una notte insonne
Che servì per scappar via da un sogno indenne
Credi ad un risveglio con i baci di chi ti amerà
Quando ruzzolai giù da quelle scale
Piansi un poco e tu fosti un pò gentile
Soffocai il singhiozzo col tuo fazzoletto
Speranzosa chiesi di non dirlo al babbo
Grata mi rialzai scossi la maglietta
Gaia ti guardai ricambiasti gli occhi
Mi allacciasti il nodo della mia scarpetta
Mi chiedesti in cambio di essere gentile
Anche se mio padre strilla poi mi fa star bene
Tu sussurri appena e mi fai un pò male
Io non posso mai levare questa gonna a fiori
Mamma dice sempre che si prende freddo
Quel fiocchetto blu sopra la mia testa
Me lo sistemai tu fermasti il gesto
Cose da bambina sciogli quella chioma
Coi capelli la vento sembri un pò più grande
Volli star con me mi spostai di sbieco
Mi parlasti di quel famoso amico
Se sarai paziente ed un pò gentile
Tu sarai una stella sotto i riflettori
Anche se mio padre strilla poi mi fa star bene
Tu sussurri appena e mi fai un pò male
Io non posso mai levare questa gonna a fiori
Mamma dice sempre che si prende freddo
Qualche giorno fa fuori dalla scuola
Un colore blu dipingeva i muri
Assordante il suono di quella sirena
Soffocasti il pianto con il mio fiocchetto
Piedi frustati al tempo di una milonga
El Barrio de Sant’Elmo si svestirà
Rossi capelli e spalle di seta nera
Quarzi gemelli gli occhi che scambierai
Scarpe col tacco rosso i tuoi ornamenti
Plaza Dorrego è un drago che sputerà
Tanghi passioni intrighi e trasparenze
El sigaro del guapo ti inebrierà
Parte la ronda onda rotonda silenti i passi tuoi
Dentro una tanda scotta una rumba come gli sguardi tuoi
Seni rotondi ripide vette via dalla retta via
Giro a compasso per starti a un passo
Che spasso averti mia
Noche caliente comunemente chiamata noche blu
Viva la vida calza che intriga
Mira la mia emocion
Tu rossa scossa mossa sale sarai mia
Fossi stata casta non sarei qui
Fossi stata grossa che abbondanza
Io voce roca guapo loco sarò tuo
Angolosa lussuriosa vizio mio
Vorticosa lamentosa guapa
Piedi frustati al tempo di una milonga
El Barrio de Sant’Elmo si cambierà
Voce che incanta e canta sotto la luna
Sguardi cadenti e stelle sopra di noi
Labbra carnose voglie color rubino
Plaza Dorrego è un drago che ammalierai
Disegnerò una strada sulla tua schiena
China la scusa che ti guarderà
Parte la ronda onda rotonda di rose odorerai
Cieli bagnati dagli ubriachi puttane e Santità
Più che un impiccio sembro il tuo impaccio
Ma piaccio e sai perché ? Sono un bisticcio senza capriccio
Dimostro agilità
Noche caliente comunemente chiamata noche blu
Sembra che pianga questa milonga
Lunga una eternità
Senza la luce non ci fu pace
Pece greca colofonia senza l’arco
Senza la luce non ci fu pace
Pieve senza battistero e battezzanti
Strade impervie viali spogli
Storie grevi sporchi imbrogli
Urlo detenuto dentro a un pentimento
Quella tua figura nell’oscura altura
Se vorrai le vedrai anche tu le stelle
Sentirai grandi ali sulle spalle
Fiera della tua bellezza tu volasti nell’azzurrità
Orizzonti ciechi ed echi solo teche opache
Direzioni sbieche e veti dentro ai tuoi segreti
Senza la luce non ci fu pace
Pane secco dato in fretta come un rancio
Senza la luce non ci fu pace
Confessione senza assoluzione data
Notti zitte per paura
Di parlare con la luna
Urlo incarcerato dentro ad un rimorso
Quella tua figura nell’oscura altura
Se vorrai le vedrai anche tu le stelle
Sentirai grandi ali sulle spalle
Fiera della tua bellezza tu volasti nell’azzurrità
Orizzonti ciechi ed echi solo teche opache
Direzioni sbieche e veti dentro ai tuoi segreti
Scende la sera tra le tue ciglia
Arrotolato nella voce
Il buio fa le sue prove
E la sabbia oscura condivide
Solitudine carezzevole
Filo di clessidra
I centimetri del sogno percorsi
Da stella a stella
Per vocazione d’azzurro
E miraggio di sorrisi
A incurvare le labbra del vuoto
Batte chiaro il tempo
Entra dal basso senza dove
Dalla porta secondaria del mattino
Il primo gesto accerchiare l’istante
Con mani traboccanti d’aria
Il respiro pronto al volo
Parto ogni giorno per tornare a te
Tra specchi di spine
E fiori insperati di agnizione
La traccia oltre le radici
Scandisce il passo nascosto
L’onda della mente a seguire
L’indice tuo invisibile superando
Le disorientate pietre del dubbio
Nel pieno di luce ti parlerò
Di questo esilio ai piedi della vita
E il moto assiduo a scardinare
Crepuscoli fermi nel domicilio
Stretto dei minuti senza raggi
Espansi di destino all’orizzonte
Ci si salva e ci si perde così:
L’attimo elettrico nella fusoliera
Dei pensieri deflagra
Nel bene eletto al bivio
Del tutto e sorge
Al termine del viaggio
Testi e musiche di CORRADO COCCIA
Fari narrativi CORRADO COCCIA
Produzione artistica ORNELLA D’URBANO
Produzione esecutiva CORRADO COCCIA
Pianoforti, tastiere, programmazione e arrangiamenti ORNELLA D’URBANO
Per il brano “ SENZA ALI “ pianoforte e voce CORRADO COCCIA
Violoncello GIOVANNA FAMULARI
Voci in “ Lei fu per me “ CORRADO COCCIA ED ELIANA SANNA
Mixaggi ORNELLA D’URBANO
Fari narrativi letti da PAOLO BALESTRI
Fotografie GIORGIO FARAVELLI
Disegni e grafica ANNA REDAELLI
Curatore sito web ufficiale: webmaster@corradococcia.it
3 come un terno vinto
3 come le speranze
D’essere un pò maturo, bambino e per te
3 come un valzer lento
Dolce come un cremino
3 come i segni d’aria che il vento nutrì
3 di colore rosso le rose per te 4 come le gesta per la trinità
3/4 d’amor
La mia risposta al dolor
Nella sua casa il silenzio ombre a rincorrere ombre
brocce di vino sbavato
nocche a giocare sul vetro
mostrò la giacca sgualcita
alla sua immagine impressa
dentro lo specchio i suoi occhi piccoli e spesse le lenti
l’inchiostro fu un nobel gesto per lei
diede le ali ai pensieri di ieri
e il suo voto d’amore gridò
lei bella come l’ebrezza nella sua stanza odorosa
steli le gambe socchiuse chiuse da sepali a frange
finse di non aver pianto per lui
ma il nobile gesto d’inchiostro
riposto nel cuore la fece smarrir
Lei non amò più il suo sposo
lui non amò le sua donne
il loro amore d’inchiostro
coltre di neve o nefasto
Scrisse per lei odi d’amor
apparve a lui nel suo mite rancor
immaginò le sue mani per lei
due olive nere i suoi occhi i capelli di seta ed il naso all’insù
quelle sue labbra che finsero il morso il rimorso il mio arso dolor
Quel loro amore d’inchiostro fu una condanna al capestro
fu un’abbazia senza il chiostro
fu la poesia di un poetastro
finse di non aver scritto per lei
ma il nobile gesto d’inchiostro durò cinquant’anni
e lei si donò
lei si concesse al destino
non smise mai di sfidarlo
lui strinse a se il suo respiro
senza riuscire a fermarlo
Scrisse per lei odi d’amor
apparve a lui nel suo mite rancor
immaginò le sue mani per lei
due olive nere i suoi occhi i capelli di seta ed il naso all’insù
quelle sue labbra che finsero il morso il rimorso il mio arso dolor
Fu un messaggio in bottiglia che si incagliò
quella firma un pò incerta di chi non sa
se il ritorno vuol dire tornare da me
o se lacrime stanche io piangerò
non c’è più l’orizzonte se tutto è blu
alle stelle sorelle confiderò
che il tuo sale sul dorso mi sazierà
e che l’ozio e l’indugio mi fredderà
fu smarrito e distratto quel nostro amor
ed immemori d’esserci amati già
al tuo cuore non chiesi mai nulla in più
solo d’essere Regina e tu il mio Re
Arduo e arso il viaggio senza te
fu la sete che si impadronì
dolce miele il bacio che svanì
fiele amaro inganno che obbedì
fu un segreto che presto si inabissò
il ritorno non fu mai tornare da me
male è amare in un mare che mai mi amò
la risacca boiacca non mi spostò
fu l’inganno del vento che mi salvò
dai tuoi anfratti scoscesi mi liberai
fu ardito e inaudito quel nostro amor
alle stelle sorelle confiderò
baci cani randagi perduti ormai
non cercai più il tuo sguardo che si accecò
io fuggii dal tuo cuore volando via
non striai mai il tuo sguardo e la tua allegria
Ardua e arso il viaggio senza te
fu la sete che si impadronì
dolce miele il bacio che svanì
fiele amaro inganno che obbedì
strinsi un velo di sabbia che volò via
e danzai sull’amore che non fu mai
Io la incontrai quando il lago parlò
e l’azzurro sbiadì per dar spazio al suo blu io rimirai quel suo incedere
che
muto e ritto passò tra il viavai e i miei vorrei
immaginai di tenerle la mano di starle ad un passo dal cuor di parlare di
me e di me le parlai
fino a che lei mi scoprì
io scoprii la sua sottile ironia
e mi diede di se la sua immagine che
triste o felice nascosta da un vetro
non volle svelarsi di più
io di più la cercai lei cercò gli occhi miei fino a che il lago parlò
volli lei tra i miei respiri nelle piogge i miei ripari
non seppi scrivere parole d’amore ma diedi qualcosa di me raccontai le
mie prigioni dei miei giorni senza ali
lei scalciò un sasso nel lago ed il lago parlò
lei prese tempo ed io abile la baciai
Quando sfiorai i suoi fianchi tremò
lei cercò gli occhi miei io mi persi nei suoi
quando parlò la zittii e la baciai
morsi il frutto che lei volle ancora donar
piccole dosi di baci setosi promesse a quel cielo lassù testimone di noi
spettatore e cameo
fino a che il lago parlò
volli lei tra i miei respiri nelle piogge i miei ripari
non seppi scrivere parole d’amore ma diedi qualcosa di me raccontai le
mie prigioni dei miei giorni senza ali
lei scalciò un sasso nel lago ed il lago parlò
lei prese tempo ed io abile la baciai
io la incontrai quando il lago parlò
Quando partì fu riposto un giuramento anche agli Dei venti di Itaca biglie
in ceramica gli occhi di lui
Lei lo giurò e tessette il voto fino all’ultimo dì
questo per lei fu un segreto un vessillo per stringersi a lui
miserabili le ancelle che non tacquero
Lei ricordò quel colore rosso che la notte inghiottì strette le mani e sul
vuoto del volto una lacrima in più
fu il silenzio che parlò dentro gli echi suoi
lei fu bellezza pazienza ed astuzia padrona del grembo e di se lei vide il
mare ancor prima del sole e le labbra col sale baciò quando il suo Ulisse
tornò , quando il suo Ulisse tornò
Lei ritornò chiese al sole che da dietro il buio ubbidì chiese il calore il
fulgore l’amore per darglielo a lei
Argo il cane lo fiutò e che festa sia
lei fu bellezza pazienza ed astuzia padrona del grembo e di sé lei vide il
mare ancor prima del sole e le labbra col sale baciò quando il suo Ulisse
tornò , quando il suo Ulisse tornò
lei riconobbe la forza il vigore e l’amore che aveva per lui
vide la corda dell’arco distendersi e ad un tratto il suo volto sbocciò
quando il suo Ulisse torno, quando il suo Ulisse tornò
Parlai di te a quel suo cuore che mai lo capì
non seppe più se i sospiri erano solo per lei
sparsi le prove e il profumo che amavo tanto di te
le sue lacrime non colsi mai
lei si vestì un pò volgare per essere te
cercò di darsi ma il dono che aveva per me
mi ricordò quell’inverno quando l’ombrello coprì
le promesse e i miei baci per lei
Lei fu per me la mia metà
fu la mia meta e i sorrisi
fosti per me solo a metà
musa reclusa in spartiti
ebbi da te nulla di quello che amai
volli di lei la sua beltà per colorare le stelle
fosti per me nera magia riti per giochi proibiti
ebbi da lei quello che non ebbi mai
fu una promessa il mio arrivo che mai si avverò
io te lo scrissi su un figlio che mai ti mandai
tutto sembrava perfetto anche il binario era il sei
clandestini appaganti trofei
quando quel treno sbuffò e non scesi da li
baciasti il rosso rossetto che mai mi sfiorò
stormi di piedi affrettati teneri incontri ed addii
i miei baci eran solo per lei
Lei fu per me la mia metà
fu la mia meta e i sorrisi
fosti per me solo a metà
musa reclusa in spartiti
ebbi da te nulla di quello che amai
volli di lei la sua beltà per colorare le stelle
fosti per me nera magia riti per giochi proibiti
ebbi da lei quello che non ebbi mai
Rodi e il suo incedere rosso distratto sfiorava la tazza del tè
fissi i suoi occhi a guardare dal vetro la pioggia e una goccia acciuffò
Sire di nero vestito sedeva guardingo vicino al buffet
i suoi bottoni rotondi arancioni parlavano d’amore per lei
Lei con il passo svelto spense quel lume ad olio
lui cadde dentro al cesto per non lasciare tracce
Anche la luna fu soffice complice maschera mistica Dea
Furon pensieri persiani di fusa di code intrecciate all’insù
il gorgoglio fu un segreto svelato riposto nel loro candor
Lei con il passo lento cercò di far silenzio
Lui fece un pò rumore non smise di cantare
incandescenti le stelle chiamarono il vento ed il vento soffiò
tutte le rose sbocciarono insieme ed il ballo felino iniziò
Un’orchestrina di allocchi e civette ed il gufo reale cantò
gli accompagnarono al ballo persiano felino felice fu amor
nasi schiacciati baffi affilati complicità
quei loro passi felpati arruffati animati da tanta allegria
lucciole accese per loro ed un coro randagio felice cantò
bocche a soffietto frasi ad effetto amenità
il ticchettio dei minuti impietosi correva e correvano con lui
vollero farsi da parte e annusarsi sperando non fosse un addio
lui richiamò l’orchestra e aggiunse una farfalla
per volar via con Rodi e andare su una stella
luminescenti le stelle lanciavano scaglie di polvere blu
quei microscopici neri tartufi schiacciati promesse d’amor
Un’orchestrina di allocchi e civette ed il gufo reale cantò
gli accompagnarono al ballo persiano felino felice fu amor
nasi schiacciati baffi affilati complicità
quei loro passi felpati arruffati animati da tanta allegria
lucciole accese per loro ed un coro randagio felice cantò
bocche a soffietto frasi ad effetto amenità
Lei sedeva fuori dal campino bianco
E bianco era anche il trucco mio
La sua lacrima di ghiaccio argento
Tratteggiata non scendeva mai
Lei leggera come un’ombra
Si lanciò dalla corolla e scese giù
Prima di toccare terra un nastro rosso
Stretto al piede si legò
La nostra vita cuore e magia
Malinconia di color
Io più buffo di me stesso
Presi un pò coraggio e glielo confessai
Che il mio amor per lei sbocciò
Tra i solidi picchetti che io assicurai
La nostra vita genio e follia
Nomade filosofia
Bianco rosso giallo il trucco
Senza trucco questo amor
Un via vai di visi e voci
Testimoni e spettatori
Del bene che fu
Dal baule dei ricordi
Un vestito un pò retrò
Un mantello luccicoso
Scarpe rosse come il fuoco
Che nonno calzò
Prima di lanciarmi dal trapezio
Io lanciai i miei baci su di lei
Prima di legarsi ai nastri rossi
Lei legò il suo cuore insieme al mio
Io senza trucchi di porterò
Sopra quel filo d’amor
Quella notte dopo la tempesta
Io contavo i danni che lasciò
Lei sedette accanto al mio dolore
E con un fil di voce bisbigliò
Non disperare non è un clichè
La nostra vita è così
lei sedeva fuori dal campino bianco
E bianco era anche il trucco mio
La sua lacrima di ghiaccio argento
Scese ed io ne colsi il suo splendor
Prenderò questa mia sedia scassata la porterò al centro dello chapiteau
aprirò questo mio scrigno fatato pieno di trucchi mi trucco per voi
Neil che gioca con le palle che cadon dal cielo poi col trucco del
ginocchio le fa tornar su spunta un fiore dalla giacca che spruzza cedrata
due bicchieri finti in bilico cadranno giù
Ecco la prova dei cuochi provetti piatti di ali di pollo gourmet occhio a
non farli cascare giù a terra
questa è ceramica non made in China
guance impanate di bianco cerone occhi tinti da soubrette
una tromba senza fiato
non fiatare tocca a me
fuori fa freddo venite qui dentro
ogni soldino un sorriso per voi
se allunghi il dito ti metto la palla
se non ti cade che applauso sarà una gallina di gomma sparisce
dentro una pentola Ah ! che Magia !!!! io ti ipnotizzo con gli occhi da
matto matto è chi crede che non è così
lame affilate sull’asse di legno vi farà stare col fiato all’insù
un carillon che funziona da rotto io mangio il fuoco ma non brucerò
Ora è il mio momento e canto una vecchia canzone tu vestito da Mariachi
la rovinerai
dai calzoni vecchi sparo puzzette di talco
un serpente strampalato mi consolerà
Noi siamo il circo più piccolo al mondo ma il nostro cuore è il più grande
perché deve potervi ospitare e sentire
i vostri applausi il pane per noi
zoccoli rossi con tacchi da donna un vestito con pajette
un cantante col mantello
che si atteggia da vedette
fuori fa freddo venite qui dentro ogni soldino un sorriso per voi
se allunghi il dito ti metto la palla
se non ti cade che applauso sarà una gallina di gomma sparisce
dentro una pentola Ah ! che Magia !!!! io ti ipnotizzo con gli occhi da
matto matto è chi crede che non è così
Quando la sera si spengono le luci cambia la piazza ma non cambierà la
nostra voglia di darvi un sorriso
chi non sorride non sorriderà
Lo scalpitio degli zoccoli
tenue e garbato sfilò
fiocchi di neve cascarono
da un cielo latteo sui fior
il miscredente non volle a se
tutto l’amore di Dio
l’uomo garbato non dubitò
dell’omelia del pastor
vissi vendendo fiammiferi
chiusi in astucci in bambù
la mia bottega fu un vicolo
dove non batte mai il sol
il freddo strinse la morsa nessun sorriso per me
strofinai in fretta uno stelo e dalla luce spuntò
il crepitio di una stufa un orologio a cù cù
vidi da un pino un puntale spuntare
e fu Natale per me
tremule foglie di brividi
furon giaciglio per me
gelidi aliti a raffica
un bisbiglio di rancor
gli sguardi furono setole
la noncuranza ferì
la cantilena di quel giostraio
tutto ad un tratto finì
il freddo strinse la morsa nessun sorriso per me
strofinai in fretta uno stelo e dalla luce spuntò
il crepitio di una stufa un orologio a cù cù
vidi da un pino un puntale spuntare
e fu Natale per me
Fiocchi di neve cascarono
da un cielo latteo sui fior
tremule foglie di brividi
furono giaciglio d’amor
Ricordo il cielo degli occhi tuoi blu
quel tuo richiamo d’amore
presi i tuoi fianchi per stringerli a me
e ne sentii il tuo calore
misi su un foglio la scena che tu
mi raccontasti in sonetti
furono d’inchiostro i tuoi tratti e tracciai
dolci episodi a fumetti
stesi il tuo corpo e il tuo corpo tremò
gelidi artigli i tuoi sguardi e i tuoi no
Luna tu testimone di noi
ci riempì gli occhi e il vento parlò
non fui geloso di chi ti si offrì
fui solamente furioso e perciò
ti chiesi i danni dannato mio amor
ricordo il giorno in cui tu andasti via
furono lacrime amare
amare è un mare che mesto arretrò
spinto da nord dal Grecale
scrissi per te una canzone ma tu
non la imparasti a memoria
fu la memoria che presto andò via
per dare spazio alla noia
stesi il tuo corpo e il tuo corpo tremò
gelidi artigli i tuoi sguardi e i tuoi no
Luna tu testimone di noi ci
ci riempì gli occhi e il vento parlò
non fui geloso di chi ti si offrì
fui solamente furioso e perciò
ti chiesi i danni dannato mio amor
Io son debitore di gioie che non saprei più come ridarvele
Ora sono qui a chiedere in prestito l’allegria
Ora il mio cavallo non corre più sotto le gambe tu non ci sei
Quando facevi il gesto di buttarmi giù
Senza ali non si vola
Io l’inquisitore dei miei perché la fatica dura di vivere
Quella tua mano magra e sicura su di me
Io trovavo il cielo tra gli angoli vi scrivevo frasi sui petali
Senza più il salvagente mi facesti andar
Senza un fiume non c’è il mare
Ricordo il giorno in cui mi fidanzai c’era quel ghigno sottile
Per non parlare del giorno in cui poi morsi l’orecchio a papà
Era un’estate a Sanremo
Lui cadde e caddi con lui
Era vicino a quel gran teatro vedrai che ci arriverai
Ricordo il giorno in cui io ritardai mi credevate in crociera
Telefonaste a Daniela che poi non mi filava già più
Mi raccontaste storie dove vincevo io
Ora il nemico è giusto ad un passo
Il nascondiglio non c’è
Io son debitore di fremiti ricevetti libri di favole il mio ricordo un faro nell’oscurità
Io cantai e suonai e voi il mio pubblico ora senza pubblico griderò
Che senza ali il volo è un veto per volare
Senza ali non si vola
Ricordo il giorno in cui mi fidanzai c’era quel ghigno sottile
Per non parlare del giorno in cui poi morsi l’orecchio a papà
Era un’estate a Sanremo
Lui cadde e caddi con lui
Era vicino a quel gran teatro vedrai che ci arriverai
Ricordo il giorno in cui io ritardai mi credevate in crociera
Telefonaste a Daniela che poi non mi filava già più
Mi raccontaste storie dove vincevo io
Ora il nemico è giusto ad un passo
Il nascondiglio non c’è
Io son debitore di gioie che non saprei più come ridarvele
Anche senza volare io camminerò
POEMUS/MUSIPO’ è nato da un incontro sinergico di poesie di Maria Teresa Tedde e di musiche e canzoni del cantautore e pianista milanese Corrado Coccia.
Insieme hanno deciso di collaborare per divulgare emozioni, le stesse che li spingono a ideare, ciascuno nel proprio campo.
Si è venuto a creare un intreccio simbiotico fra le due forme espressive che sin dall’esordio hanno raccolto condivisione e empatia nel pubblico presente: la collaborazione creata nel mese di gennaio 2019, ha avuto risvolti concreti con tre performance ( il 26 Gennaio 2019 a Lissone MB presso l’Atelier Spazio Galleria dell’Architetto e Artista Giovanni Ronzoni)
Il 24 Febbraio 2019 presso la Biblioteca Comunale di Fagnano Olona ( VA) con interviste dell’Assessore alla Cultura Giueseppe Palomba.
Il 23 Marzo 2019 performance ad Alta Luce Teatro Alzaia Naviglio Grande Milano con l’aggiunta del sassofonista Vito Silvestro.
Il 15 Giugno 2019 performance a Cascina Linterno di Milano.
Il 6 Luglio 2019 performance a La Spezia: Corrado Coccia, Maria Teresa Tedde e con la presenza del sassofonista Vito Silvestro.
Il 27 Settembre 2019 performance presso il Jazz Club “ al vecchio mulino “ di Sassari.
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